Il silicio, materiale di costruzione dei pannelli fotovoltaici, è costoso e scarseggia: in base a questi motivi l'Ibm ha appena annunciato di aver messo a punto una tecnica per ridurre gli scarti di wafer di silicio nei suoi impianti di produzione di semiconduttori, sfruttando quelli non utilizzati perchè difettosi riducendo così le fasi ad alto consumo energetico con una consistente mitigazione dell'impatto ambientale in termini di emissione di anidride carbonica. I pezzi difettosi verrebbero trattati con acqua e pattini abrasivi invece di un trattamento con acidi permettendo quindi un recupero migliore. Il silicio recuperato può quindi avere nuova vita , riutilizzando gli scarti nei pannelli solari per le celle fotovoltaiche, anche in funzione dell’altissima domanda del settore, circa il 50% dei quantitativi sul mercato(con quotazioni fluttuate da 9 dollari nel 2000 agli 80 dollari di oggi): la scoperta appare estremamente interessante dal punto di vista ambientale e economico. La sperimentazione è iniziata nel 2006 nello stabilimento di Burlington in Vermont ove, in un anno, si è ottenuto un risparmio di 500mila dollari. Visti i risultati anche lo stabilimento ad East Fishkill, nei dintorni di New York, ha avviato il recupero nel 2007 e si prevede che il risparmio possa raggiungere un milione e mezzo di dollari.