In California le turbine offshore passano dallo sperimentale al commerciale
Turbine e boe che accumulano energia dal movimento delle maree, lo stato di San Francisco è sempre più ''green''
[19/12/2007]
La California, uno Stato da sempre attento alle questioni ambientali, ha condotto una valutazione del potenziale energetico eolico off shore: questa è stata effettuata da ricercatori della Stanford University e presentata nel corso dell’annuale convegno dell’American Geophysical Union, tenutosi a San Francisco. In aggiunta a questo, la Pacific Gas&Electric ha firmato un accordo con Finavera Renewables per la fornitura di due megawatt di elettricità dalla wavefarm in costruzione presso la California's Humboldt County.
I risultati indicano che in due dei tre siti individuati nell’area della Baia di San Francisco, sarebbero necessarie, a causa delle profondità marine superiori ai 50 metri, piattaforme galleggianti simili a quelle usate per l’esplorazione petrolifera, che tuttavia non sarebbero adatte per la tecnologia eolica. Qui entrano in atto le strutture chiamate “tidal buoys”, ovvero boe che tramite il loro movimento dato dalle maree, forzano un flusso a pistone di acqua, generando energia. Inoltre nella stessa Baia, i venti sono molto meno intensi durante la stagione estiva e non sarebbero in grado di produrre energia in modo continuativo nel corso dell’anno.Il terzo sito è quello di Cape Mendocino, che si trova invece nella California settentrionale. In questo sito un parco eolico potrebbe fornire il 5 per cento dell’elettricità che la California ricava attualmente da fonti che emettono biossido di carbonio.
La profondità dell’acqua, infatti, è un fattore che incide notevolmente sui costi di installazione, non solo perché implica l’uso di più materiale da portare a profondità maggiori, ma anche perché al largo l’intera struttura deve resistere a ondate e mareggiate molto più intense. In particolare, la maggior parte delle ricerche ingegneristiche si èfocalizzata sulla costruzione di turbine in acque poco profonde, come quelle del Mare del Nord dove si concentrano tutti i parchi eolici marini esistenti.Di conseguenza, la maggior parte della tecnologia attualmente disponibile è dedicata alla costruzione di turbine in acque meno profonde di 20 metri. Pertanto, sebbene le velocità dei venti siano maggiori al largo, lo studio conclude che probabilmente è economicamente più conveniente l’installazione in acque poco profonde.
Per stimare le velocità dei venti, il gruppo ha impiegato modelli al computer simili a quelli usati dai meteorologi per prevedere il tempo. In particolare, i ricercatori si sono soffermati sulle velocità dei venti registrate nel 2005 e nel 2006 in alcune località costiere della California per stimare la potenza che potrebbe essere generata annualmente. Bedard, capo progettista della Finavera, ha stimato che dalla disposizione di sistemi eolici sottomarini e sistemi a boa si potrebbero ottenere 2100 terawatt-ora tramite l’energia delle onde fuori costa degli Stati Uniti e 250 terawatt-ora di questi potrebbero essere accumulati in modo particolarmente economico, il che corrisponderebbe circa al 6% della domanda energetica degli U.S.A. .
I risultati indicano che in due dei tre siti individuati nell’area della Baia di San Francisco, sarebbero necessarie, a causa delle profondità marine superiori ai 50 metri, piattaforme galleggianti simili a quelle usate per l’esplorazione petrolifera, che tuttavia non sarebbero adatte per la tecnologia eolica. Qui entrano in atto le strutture chiamate “tidal buoys”, ovvero boe che tramite il loro movimento dato dalle maree, forzano un flusso a pistone di acqua, generando energia. Inoltre nella stessa Baia, i venti sono molto meno intensi durante la stagione estiva e non sarebbero in grado di produrre energia in modo continuativo nel corso dell’anno.Il terzo sito è quello di Cape Mendocino, che si trova invece nella California settentrionale. In questo sito un parco eolico potrebbe fornire il 5 per cento dell’elettricità che la California ricava attualmente da fonti che emettono biossido di carbonio.
La profondità dell’acqua, infatti, è un fattore che incide notevolmente sui costi di installazione, non solo perché implica l’uso di più materiale da portare a profondità maggiori, ma anche perché al largo l’intera struttura deve resistere a ondate e mareggiate molto più intense. In particolare, la maggior parte delle ricerche ingegneristiche si èfocalizzata sulla costruzione di turbine in acque poco profonde, come quelle del Mare del Nord dove si concentrano tutti i parchi eolici marini esistenti.Di conseguenza, la maggior parte della tecnologia attualmente disponibile è dedicata alla costruzione di turbine in acque meno profonde di 20 metri. Pertanto, sebbene le velocità dei venti siano maggiori al largo, lo studio conclude che probabilmente è economicamente più conveniente l’installazione in acque poco profonde.
Per stimare le velocità dei venti, il gruppo ha impiegato modelli al computer simili a quelli usati dai meteorologi per prevedere il tempo. In particolare, i ricercatori si sono soffermati sulle velocità dei venti registrate nel 2005 e nel 2006 in alcune località costiere della California per stimare la potenza che potrebbe essere generata annualmente. Bedard, capo progettista della Finavera, ha stimato che dalla disposizione di sistemi eolici sottomarini e sistemi a boa si potrebbero ottenere 2100 terawatt-ora tramite l’energia delle onde fuori costa degli Stati Uniti e 250 terawatt-ora di questi potrebbero essere accumulati in modo particolarmente economico, il che corrisponderebbe circa al 6% della domanda energetica degli U.S.A. .
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