La luce che raffredda i semiconduttori
Una ricerca condotta alla Johns Hopkins University evidenzia le potenzialità della fotoluminescenza come refrigerante
[18/05/2007]
Jacob Khurgin della Johns Hopkins University ha annunciato di essere riuscito a definire le condizioni che permetterebbero di utilizzare un fenomeno di fotoluminescenza per raffreddare i semiconduttori.
Il raffreddamento con luce laser di un semiconduttore era finora apparso una possibilità lontana, dato che il fotone assorbito crea una coppia "lacunosa" che raramente si ricombina per formare un fotone di energia superiore; quando questo accade, la ricombinazione fornisce riscaldamento che si propaga attraverso il reticolo circostante, ma i solidi, intesi sotto forma di multipli reticolari, possono essere raffreddati illuminandoli con luce laser se dopo aver assorbito il fotone di una certa energia, ne emettono un altro di energia superiore, sfruttando l’effetto noto come fotoluminescenza anti-Stokes.
Posizionando una lamina metallica a distanza minore o uguale a 10 nm dal semiconduttore, quest’ultimo fruisce dell'effetto di raffreddamento prodotto dai polaritoni (ovvero le oscillazioni quantistiche che vengono generate dall'interazione fra la luce e gli elettroni di conduzione del metallo stesso) di superficie che si formano sul metallo.
L’ovvio interesse del mercato informatico/elettronico per questa applicazione è dato dal fatto che questa applicazione permetterebbe di eliminare i sistemi di raffreddamento esterni, rendendo più compatte e maneggevoli sia attrezzature di uso quotidiano, sia sistemi specializzati, come quelli utilizzati per la visione e la ripresa notturna.
Il raffreddamento con luce laser di un semiconduttore era finora apparso una possibilità lontana, dato che il fotone assorbito crea una coppia "lacunosa" che raramente si ricombina per formare un fotone di energia superiore; quando questo accade, la ricombinazione fornisce riscaldamento che si propaga attraverso il reticolo circostante, ma i solidi, intesi sotto forma di multipli reticolari, possono essere raffreddati illuminandoli con luce laser se dopo aver assorbito il fotone di una certa energia, ne emettono un altro di energia superiore, sfruttando l’effetto noto come fotoluminescenza anti-Stokes.
Posizionando una lamina metallica a distanza minore o uguale a 10 nm dal semiconduttore, quest’ultimo fruisce dell'effetto di raffreddamento prodotto dai polaritoni (ovvero le oscillazioni quantistiche che vengono generate dall'interazione fra la luce e gli elettroni di conduzione del metallo stesso) di superficie che si formano sul metallo.
L’ovvio interesse del mercato informatico/elettronico per questa applicazione è dato dal fatto che questa applicazione permetterebbe di eliminare i sistemi di raffreddamento esterni, rendendo più compatte e maneggevoli sia attrezzature di uso quotidiano, sia sistemi specializzati, come quelli utilizzati per la visione e la ripresa notturna.
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