Celle a combustibile alimentate ad aria?
Gli studi della American Chemical Society hanno portato alla luce una nuova possibile fonte di energia
[30/03/2007]
La ricerca ha dimostrato per la prima volta che è possibile generare elettricità da livelli bassi di idrogeno nell'aria, tramite celle a combustibile costruite dai ricercatori della American Chemical Society, ottenendo come risultato una quantità di elettricità sufficiente ad alimentare un orologio da polso.
La nuova cella a biocombustibile utilizza enzimi ricavati da Ralstonia metallidurans, un batterio molto antico, forse addirittura una delle prime forme di vita apparsa sulla Terra, sopravvissuto all'atmosfera povera di ossigeno di 2,5 miliardi di anni fa grazie alla sua capacità di metabolizzare l'idrogeno; ciò che risulta interessante - come sottolinea Nature - è la metodica di evoluzione del sito attivo della idrogenasi di tale enzima e come esso abbia sviluppato la capacità di resistere all'azione dell'ossigeno quando l'atmosfera del pianeta si è modificata, in modo da riuscire ad allungare, applicando queste conoscenze alla cella a combustibile, il tempo di erogazione di energia.
Secondo Fraser Armstrong - che ha presentato il suo lavoro al convegno annuale della American Chemical Society in corso a Chicago - il sistema, per quanto ancora lontano da un suo possibile sviluppo commerciale, ha dimostrato di avere la potenzialità per alimentare, in prospettiva, tutte le apparecchiature elettroniche a bassa potenza; uno dei vantaggi di questo tipo di cella a combustibile sarebbe quello di non richiedere il ricorso al platino, il catalizzatore più comunemente utilizzato per realizzare questo tipo di reazioni, che ha lo svantaggio di essere molto costoso e di essere facilmente inattivato dal monossido di carbonio che può essere presente come impurità nell'idrogeno prodotto industrialmente.
La nuova cella a biocombustibile utilizza enzimi ricavati da Ralstonia metallidurans, un batterio molto antico, forse addirittura una delle prime forme di vita apparsa sulla Terra, sopravvissuto all'atmosfera povera di ossigeno di 2,5 miliardi di anni fa grazie alla sua capacità di metabolizzare l'idrogeno; ciò che risulta interessante - come sottolinea Nature - è la metodica di evoluzione del sito attivo della idrogenasi di tale enzima e come esso abbia sviluppato la capacità di resistere all'azione dell'ossigeno quando l'atmosfera del pianeta si è modificata, in modo da riuscire ad allungare, applicando queste conoscenze alla cella a combustibile, il tempo di erogazione di energia.
Secondo Fraser Armstrong - che ha presentato il suo lavoro al convegno annuale della American Chemical Society in corso a Chicago - il sistema, per quanto ancora lontano da un suo possibile sviluppo commerciale, ha dimostrato di avere la potenzialità per alimentare, in prospettiva, tutte le apparecchiature elettroniche a bassa potenza; uno dei vantaggi di questo tipo di cella a combustibile sarebbe quello di non richiedere il ricorso al platino, il catalizzatore più comunemente utilizzato per realizzare questo tipo di reazioni, che ha lo svantaggio di essere molto costoso e di essere facilmente inattivato dal monossido di carbonio che può essere presente come impurità nell'idrogeno prodotto industrialmente.
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