Essere “carbon-neutral”
Cosa c’è dietro alla parola dell’anno: invenzioni, tecnologie e qualche furbo.
[27/03/2007]
A pochi giorni dalla svolta ecologista decisa dal governo della Gran Bretagna, si fa sempre più strada, anche in Italia, seppure più sottovoce e con un discreto timore (viste le fenomenologie di rigetto da parte delle istituzioni locali nei confronti della promozione delle energie alternative, meglio note come sindromi NIMBY e NOMD) la spinta nei confronti del “carbon-neutral”.
Niente paura, non c’è da risolvere alcuna equazione chimica per capire fino in fondo il senso di questo termine, il concetto di neutralità è molto più semplice e meno materiale: la “neutralizzazione” delle emissioni di CO2 si ottiene sviluppando energia elettrica con metodi alternativi che non contemplino combustioni (con conseguenti emissioni di anidride carbonica) oppure bilanciando comunque l’inquinante emesso con l’energia pulita prodotta.
Il concetto ovviamente non è facilmente comprensibile solo verbalmente, ma con qualche esempio pratico può essere compreso meglio: un’azienda italiana produttrice di attrezzi per fitness, la Technogym, sta producendo una serie di prodotti che si autoalimentano tramite il loro utilizzo, non attingendo quindi alla corrente di rete, prodotta con sistemi tradizionali (che contemplano emissione di CO2), annullando così le emissioni dannose per l’ambiente. Dello stesso avviso sono stati i gestori della discoteca “Off Corso” di Rotterdam, i quali hanno creato una pista da ballo, di 36 metri quadri, la superficie della quale recepisce l’energia cinetica dei ballerini e la trasforma in energia elettrica.
C’è già però, come in tutti i casi, chi ha già concepito una forma di lucro esigendo soldi in nome di una sedicente tassa di compensazione dell’anidride carbonica: è il caso della Silverjet, la quale “assicura” che per ogni tonnellata di CO2 emessa con i propri voli, verrà destinata parte di questa tassa per progetti “environment-friendly”.
Niente paura, non c’è da risolvere alcuna equazione chimica per capire fino in fondo il senso di questo termine, il concetto di neutralità è molto più semplice e meno materiale: la “neutralizzazione” delle emissioni di CO2 si ottiene sviluppando energia elettrica con metodi alternativi che non contemplino combustioni (con conseguenti emissioni di anidride carbonica) oppure bilanciando comunque l’inquinante emesso con l’energia pulita prodotta.
Il concetto ovviamente non è facilmente comprensibile solo verbalmente, ma con qualche esempio pratico può essere compreso meglio: un’azienda italiana produttrice di attrezzi per fitness, la Technogym, sta producendo una serie di prodotti che si autoalimentano tramite il loro utilizzo, non attingendo quindi alla corrente di rete, prodotta con sistemi tradizionali (che contemplano emissione di CO2), annullando così le emissioni dannose per l’ambiente. Dello stesso avviso sono stati i gestori della discoteca “Off Corso” di Rotterdam, i quali hanno creato una pista da ballo, di 36 metri quadri, la superficie della quale recepisce l’energia cinetica dei ballerini e la trasforma in energia elettrica.
C’è già però, come in tutti i casi, chi ha già concepito una forma di lucro esigendo soldi in nome di una sedicente tassa di compensazione dell’anidride carbonica: è il caso della Silverjet, la quale “assicura” che per ogni tonnellata di CO2 emessa con i propri voli, verrà destinata parte di questa tassa per progetti “environment-friendly”.
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