Migrazione dei metalli pesanti nei sedimenti sottostanti un sito contaminato da attività industriale (ex area c.i.p. Fidenza): indagine geochimico-mineralogica
Autore
Matteo Bacchiega - Università degli Studi di Bologna - [1997-98]
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  • Tesi completa: 119 pagine
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    La migrazione dei metalli pesanti nei sedimenti può portare a situazioni assai pericolose per l’ambiente circostante, soprattutto se la zona in questione è stata sede in passato di attività industriali che riversano nel sito materiali residui delle lavorazioni.
    I problemi causati da accumuli di questi materiali sono diversi :
    · concentrazioni elevate di elementi usati durante la produzione industriale, alcuni anche dannosi alla salute umana (Pb e As) altri necessari alla vita biologica ma in tenori tali da provocare situazioni anomale nella biosfera ;
    · il tipo di fasi mineralogiche in cui questi elementi si dispongono all’interno dell’area, le quali esercitano un ruolo fondamentale a seconda della loro stabilità e di conseguenza della capacità degli elementi di muoversi e di disperdersi nell’ambiente ;
    · la possibilità degli elementi di entrare in soluzione nelle acque sottostanti l’area e di circolare, portando così a situazioni potenzialmente dannose per l’intera rete idrica, destinata non solo all’approvvigionamento urbano, ma anche alle attività agricole e industriali insediate nella zona.
    Lo scopo di questa tesi è quello di caratterizzare un sito del comune di Fidenza (Pr) contaminato dalla produzione industriale petrolchimica (Compagnia Italiana Petroli) avvenuta alla fine degli anni ’40 e cessata col fallimento dell’attività agli inizi degli anni ’70.
    La fase di campionatura è avvenuta in collaborazione con il gruppo di studio ENEA-Unichim (Roma), i risultati preliminari dei monitoraggi dell’area sono stati gentilmente messi a disposizione dall’ISPRA (Va), la Regione Emilia-Romagna ha collaborato nella coordinazione dei vari enti pubblici, mentre per i riferimenti storici si sono utilizzate le precedenti indagini effettuate dall’ARPA (Pr), dal prof. Tagliavini (Università di Parma) e dall’USL n.5 (Pr).
    Sono quindi stati campionati mediante carotaggi e bennate sedimenti posti a diverse profondità e localizzati nelle zone adibite alle lavorazioni dei materiali.
    Successivamente si è proceduto con la caratterizzazione completa dei campioni prelevati, analizzando la mineralogia e la chimica degli elementi maggiori e in tracce presenti (tossici e non), in modo tale da avere un quadro completo dell’area in esame.
    Durante le analisi chimiche si sono incontrati problemi derivanti dalle interferenze provocate dal Pb che, risultando per alcuni campioni in concentrazioni molto elevate, alterava i risultati ottenuti dalle normali operazioni di routine.
    E’ stato quindi necessario procedere con la valutazione degli effetti interelementari non previsti dai normali programmi elaborati per utilizzare i coefficienti correttivi (Franzini et al., 1972, 1975) e costruire opportuni standards sintetici.
    Ciò è stato necessario per tutti quegli elementi che presentavano tenori anomali rispetto alle normali distribuzioni nei suoli previste dalla letteratura (Turekian & Berrow, 1961) sia per gli elementi maggiori che in tracce.
    Per alcuni elementi come Ni e Cr, presenti in abbondanza nel sito, i tenori elevati riscontrati hanno posto il problema della loro origine, naturale o antropica, considerando i litotipi presenti nell’Appennino a monte dell’ex area C.I.P., dove troviamo complessi ofiolitici ricchi di Ni e Cr.
    L’origine naturale di questi elementi può infatti conferire loro una notevole stabilità in funzione del tipo dei minerali ospitanti, permettendo mobilità piuttosto scarse, a differenza di quando l’origine è antropica.
    La mobilità degli elementi pesanti è infatti un problema che va considerato per le ripercussioni talora dannose che si possono avere nell’ambiente.
    A tal proposito si sono analizzati i rilasci in soluzione di alcuni elementi pesanti come il Pb, Zn, Cu e Cr, in modo tale da poter poi individuare il loro grado di pericolosità ; i risultati ottenuti sono stati confrontati alle normative predisposte in merito dai vari organi competenti (Maglia e Santonoci, 1990).
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