Contenimento energetico e di Impatto Ambientale nei Servizi Idrici: il caso della Depurazione delle Acque nel Basso Valdarno
Autore
Alessandro Scarselli - Università degli Studi di Firenze - [2004-05]
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  • Tesi completa: 171 pagine
  • Abstract
    Prendendo le mosse dal piano di efficientamento e di riorganizzazione dei servizi idrici in atto in Italia, si è reso necessario analizzare il quadro economico, normativo e tecnico che caratterizza l’attuale situazione con particolare riguardo alla Toscana. Le diverse modalità di valutazione dell’efficienza degli impianti, la necessaria comparabilità dei dati, l’imprescindibile rispetto della sostenibilità e l’ urgenza di criteri atti a massimizzare la comparabilità delle informazioni raccolte, inducono a ritenere la procedura del Benchmarking come l’approccio necessario ed efficace per la trattazione del problema.
    Nello studio condotto è stato impiegato il Benchmarking secondo la categoria dei “confronti interni”, prendendo in esame dati provenienti sia da controlli interni della società Acque S.p.a., sia da organi di Controllo, principalmente Arpat. Tali dati riguardano direttamente le relative fatturazioni applicate dal soggetto erogatore di energia e si basano sui valori medi degli anni 2003, 2004 e dei primi sei mesi del 2005. I dati analitici provengono dal Laboratorio interno di Acque S.p.a. e dai rapporti degli enti controllori. Questi ultimi sono relativi alle medie del 2003, 2004, 2005 ed ammontano ad un totale di circa 165.000 determinazioni.
    Nell’ottica di un risparmio energetico (energy saving), diventato ormai pratica necessaria, nonché mezzo immediatamente accessibile a tutti, spesso con tempi di recupero dell'investimento inferiori a qualunque tecnologia energetica e a cominciare da scale di investimento minime, è stato applicato un processo tipico della gestione manageriale, quale appunto il Benchmarking, prevedendo un percorso atto a successive ricalibrazioni e predisponendo una metodologia idonea alla determinazione di una serie di indicatori caratterizzati da uniformità, significatività e confrontabilità.
    Lo studio ha pertanto interessato 152 impianti di trattamento delle acque reflue distribuiti su 64 comuni del territorio toscano. La politica economica relativa ai servizi idrici sulla base del principio del full cost recovery, ovvero che tutte le attività relative al controllo ed al trattamento delle acque devono essere finanziate dalle tariffe pagate per servizi idrici, mette subito in evidenza il problema delle esternalità definite come gli effetti delle attività di un individuo o di una azienda sulla produzione ed il consumo di altri individui o aziende, effetti che non sono riflessi nei prezzi del mercato, portando così costi o benefici a soggetti non direttamente coinvolti nello scambio. Alla luce di questo, la ricerca, ha evidenziato una serie di caratteristiche che permettono poi di definire un criterio di valutazione in grado di stabilire quali siano gli impianti a bassa efficienza.
    Sono stati evidenziati i seguenti aspetti: l’alto costo dei piccoli impianti, la minore sensibilità degli impianti di dimensioni maggiori rispetto alle variazioni di carico in relazione a quello previsto di progetto, la tendenza a sopperire alle carenze impiantistiche con un’utilizzazione eccessiva del comparto di aerazione (con un incidenza del 40-60% sul consumo totale di energia), la ininfluenza di una minor azione depurativa agli effetti del risparmio complessivo nella gestione dell’impianto, infine la soddisfacente riduzione del COD per regimi di funzionamento prossimi o superiori al 100%.
    Dei 152 impianti analizzati, 44 hanno un BOD5 superiore ai 25mg/l di O2 che è il limite previsto dalla Tab.1 dell’allegato 5 al Dlgs 152/99, questi sono anche quelli che contemporaneamente si attestano su consumi massimi relativi.
    Identificata allora un’area a bassa efficienza ed attuando una serie di confronti incrociati basati sulle principali caratteristiche di consumo, di funzionamento e di singoli assorbimenti dei vari componenti, si è evidenziato uno spreco di 2.5milioni di kWh/anno, che si legano ad un mancato risparmio nell’emissione CO2 quantificabile in 1527 t.
    A partire dalla suddetta analisi e dalla formazione del modello interpretativo dei dati proposto, si procede nella definizione delle modifiche da proporre per l’ottimizzazione tecnica e gestionale dei processi analizzati. In particolare concentrandosi sull’istituzione di apparati di Comando-Controllo per quanto concerne l’aspetto tecnico e nella formazione del personale, nella standardizzazione, nella predisposizione di incentivi e nell’avvio di appropriati studi e ricerche, per quanto concerne invece le modifiche di carattere gestionale. Alla luce dei risultati ottenuti si può notare la complessità e la necessità di affrontare in maniera pluridisciplinare l’energy saving nei servizi idrici, facendo coesistere aspetti economico-ingegneristici con nozioni di scienze della vita e della terra, compresi gli aspetti ecologici, chimico-biologici e di monitoraggio del territorio. Nell’ottica di un maggiore coinvolgimento dell’Università a fianco delle attività di gestione proprie delle aziende competenti.
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