Rapporti interetnici nell'area di Knin (Croazia). La realtà scolastica
Autore
Silvia Paciello - Università degli Studi di Roma La Sapienza - [2002-03]
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  • Tesi completa: 84 pagine
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    I segni evidenti della guerra, a Knin, sono ormai del tutto scomparsi, rimangono invece ancora profonde le incertezze, dal punto di vista economico e abitativo, e la lacerazione del tessuto sociale.
    Uno degli effetti più pesanti della guerra in Croazia è stato proprio l’enorme numero di persone che sono state costrette a fuggire.
    Knin era la capitale dell’autoproclamata “Repubblica serba di Kraijna” finchè, con l’operazione militare chiamata “Oluja” (5 agosto 1995), la maggior parte della popolazione di etnia serba è stata costretta a fuggire e la situazione si è modifica radicalmente.

    A Knin il 42% della popolazione sono giovani con meno di 30 anni e il 30,5% sono ragazzi con meno di 19 anni; questo, unito ad un numero molto elevato di bambini, la rende una delle città più “giovani” della Croazia.
    I problemi causati dalla difficile situazione economica, l’altissimo tasso di disoccupazione, la povertà di infrastrutture e l’assenza di mezzi finanziari non permettono di provvedere né di organizzare attività culturali ed educative.
    Le ripercussioni più forti sono quindi sui bambini e sui ragazzi sia perché tali circostanze incidono nella loro formazione individuale sia perché essi si trovano ad interagire e ad essere accuditi da adulti a loro volta in grande difficoltà.

    In relazione alla storia di questa zona e alla composizione etnica attuale è interessante approfondire come la scuola affronti la problematica della multiculturalità.
    In particolare, vedere come la scuola dell’obbligo “programmi l’intercultura” che in quanto processo non spontaneo, necessita di essere voluto, programmato e sviluppato, affinché possa essere possibile una ricostruzione della fiducia tra le etnie.
    Il Ministero dell’Istruzione e dello Sport, probabilmente spinto dall’interesse della Croazia ad entrare nella Comunità Europea, sta proponendo programmi per le minoranze, per dimostrare il rispetto dei diritti, progetti e laboratori sui diritti umani e l’educazione alla pace.
    Quello che avviene nelle singole realtà scolastiche dipende dalle scuole, dalla mentalità e sensibilità dei direttori didattici e probabilmente dal tipo di pressioni che ricevono dall’esterno.
    L’approccio attuale riflette una comprensione piuttosto ristretta della multiculturalità, dove i diversi gruppi sono sostenuti nel perseguire i loro “particolari” interessi educazionali, mentre gli interessi “condivisi” sono trasmessi mediante il curriculum nazionale al quale tutti i gruppi devono ascrivere.
    Il principio di pluralismo culturale è infatti riconosciuto nel sistema educativo croato principalmente in termini di provvedimenti per le minoranze nazionali.
    Tale “multiculturalismo etnocentrico”, in cui non avviene scambio di idee, valori e usanze tra i gruppi, è inadeguato rispetto alla necessità di rendere le diversità culturali strumento di coesione sociale.
    Per quanto riguarda l’integrazione delle minoranze, soprattutto nelle zone di ritorno, come la Dalmazia settentrionale, è previsto un programma con una formazione addizionale a quella tradizionale, con l’incremento cioè dell’orario scolastico di cinque ore, durante le quali vengono insegnate, solo agli alunni appartenenti all’etnia serba, materie quali lingua e letteratura serba, così come storia, geografia, arte, musica.


    Per contestualizzare questa specifica realtà scolastica il primo capitolo presenta una breve introduzione storica sulla Croazia e sulla regione di cui Knin era la capitale. Una panoramica cioè degli eventi che si sono svolti dalla dichiarazione d’indipendenza della Croazia fino all’operazione “Oluja” data in cui la situazione a Knin si modifica radicalmente, fino a raggiungere i tratti e le caratteristiche attuali.
    Il secondo capitolo fa riferimento alla formazione dell’identità etnica, al passaggio di questo senso di appartenenza dall’individuo alla società e a come la lingua, per l’importanza che riveste nel sentimento d’identità, possa essere strumentalizzata.
    Il terzo capitolo è interamente dedicato alla scuola, con particolare riferimento alla scuola dell’obbligo, sia attraverso una documentazione ufficiale sia, soprattutto, attraverso la testimonianza delle persone che più direttamente sono a contatto con essa: gli insegnanti, i direttori didattici, i genitori, gli ex alunni.
    Segue nel quarto capitolo una breve panoramica della situazione extrascolastica: la famiglia, la musica e l’esempio di un progetto di animazione.

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