Il project financing e la realizzazione delle grandi opere infrastrutturali
Autore
Antonella Mennella - Università degli Studi di Napoli - [1998-99]
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  • Bibliografia
  • Tesi completa: 266 pagine
  • Abstract
    Il presente lavoro, che si articola in quattro parti ed un’appendice finale, si è avvalso di materiale bibliografico raccolto sia presso biblioteche sia in seguito a contatti con il Mediocredito Centrale.
    Nel complesso la trattazione si è posta come obiettivo principale l’analisi del PF come un nuovo strumento finanziario e, successivamente, ne ha esaltato le peculiarità valutando la relativa applicazione nell’ambito delle grandi opere infrastrutturali in Italia e in Europa, soffermandosi soprattutto sulle differenze strutturali dei mercati finanziari dei capitali e degli ordinamenti giuridici.
    Nell’ambito del primo capitolo sono stati esaminati gli aspetti caratterizzanti del PF, ponendo come fattori essenziali per la sua applicazione la redditività dell’investimento e la possibilità di disporre di flussi di cassa previsionali sui quali basare le previsioni economico - finanziarie del progetto. Inoltre, siccome la realizzazione di un’opera in regime di PF corrisponde ad una precisa scelta in cui le variabili in gioco assicurano un cospicuo rendimento e allo stesso tempo un livello di rischio molto elevato, si è resa necessaria una comparazione con gli altri strumenti finanziari sia tradizionali sia quelli più innovativi, al fine di dimostrare che le analogie e le diversità che emergono non fanno altro che accentuare maggiormente il carattere di unicità del PF. In effetti quest’ultima peculiarità si rinviene in tutto il ciclo di vita del progetto, poichè in ciascuna fase si definiscono i principali tasselli che conducono al successo del progetto.
    Il secondo capitolo, invece, è dedicato alla valutazione del progetto e al ruolo strategico della variabile “rischio”. La stima della remuneratività dell’investimento viene effettuata attraverso l’analisi economico - finanziaria che in un’operazione di project financing è molto complessa, in quanto è di fondamentale importanza per il buon esito dell’operazione fornire dati il più possibile veritieri e quindi scevri da valutazioni estremamente soggettive. Inoltre si mette in risalto che la stessa redditività dell’investimento dipende essenzialmente da un’equilibrata gestione dei rischi e dalla relativa ripartizione fra i soggetti coinvolti, che viene ad influenzare oltre la struttura giuridica anche quella finanziaria e, in particolare, le modalità di accensione delle fonti di finanziamento che in questo modo differenziano radicalmente lo schema dalle normali operazioni di finanziamento.
    Il terzo capitolo ha inquadrato il PF nell’ambito delle grandi opere infrastrutturali, poichè la relativa validità è stata riconosciuta non solo dal punto di vista strettamente finanziario ma anche quale “strumento di una nuova cultura e una nuova politica del territorio”. In questa nuova prospettiva e con particolare riguardo alla situazione italiana, il PF consente di sopperire al grave deficit infrastrutturale provocato da una gestione improduttiva delle risorse pubbliche.
    Infine, il quarto capitolo esamina gli effetti dell’applicazione del PF nei Paesi europei come la Francia, l’Inghilterra e l’Italia. Ne è emerso che i primi due, grazie alle condizioni socio - culturali e giuridiche, hanno potuto acquisire tale metodologia più agevolmente ma non senza difficoltà e che attualmente vantano un buon livello di esperienza in merito. L’Italia è, invece, il fanalino di coda sia per gli ostacoli culturali sia per la rigidità dell’assetto normativo ancorato ai meccanicistici principi di civil law. Il fallimento del progetto AV come operazione di PF rappresenta la prova dell’impreparazione del nostro Paese ad operazioni così complesse.
    Tuttavia, recentemente anche nel nostro Paese si stanno manifestando importanti segnali di cambiamento. Basta pesare ai finanziamenti strutturati in regime di PF dalle società Omnitel e Olivetti, alla realizzazione del tunnel di Borgo Vico e ai numerosi progetti a cui stanno lavorando importanti istituzioni italiane molto note come il Mediocredito Centrale (da anni impegnato in molti progetti realizzati in Europa e all’estero, così come si può constatare dai casi riportati in appendice) e il Crediop dal 1994.
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