La badia di Buonsollazzo. Indagini archivistiche ed architettoniche.
Autore
Olivia Vannini - Università degli Studi di Firenze - [2004-05]
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  • Bibliografia
  • Tesi completa: 315 pagine
  • Abstract
    L’edificio cadente e disabitato che si incontra percorrendo la strada Tassaia sulle pendici settentrionali del Monte Senario, a nord di Firenze, conosciuto con il nome di Buonsollazzo, ha una storia millenaria e benchè nel corso del tempo abbia attraversato fasi che lo hanno portato ad essere un’importante abbazia, la sua storia è stata poco indagata.
    Purtroppo l’antico edificio si trova oggi in un desolante stato di abbandono a causa di una proprietà privata evidentemente incapace (per contrastanti interessi privati di carattere economico) di gestire al meglio questo importante patrimonio architettonico.Lo scopo dello studio dell’antico monastero di Buonsollazzo, che nasce come una ricerca di carattere storico-architettonico, è stato da una parte quello di descrivere le attuali strutture, in relazione alle trasformazioni avvenute nel corso del tempo, e dall’altra di rintracciare attraverso l’indagine archivistica, notizie riguardanti l’architettura dell’originario impianto monastico, per il quale, fino ad oggi non esisteva nessuno studio. La fondazione del complesso mugellano si colloca intorno all’XI secolo (in un documento del 1085 viene già indicato come monastero esistente) e la tradizione, tramandata nel tempo fin da epoca antica, la attribuisce al Marchese Ugo di Toscana. Dall’indagine d’archivio sono emerse numerose notizie che ci permettono di ricostruire l’antico assetto del monastero cistercense e le motivazioni che portarono alla demolizione dell’antica chiesa di origini medioevali in favore della sua ricostruzione sul lato opposto.Oltre all’analisi del materiale inedito, ho cercato di evidenziare anche aspetti storici della badia, in relazione al contesto territoriale in cui si inserisce, e nel più ampio panorama della storia monastica Toscana, quale filiazione di un importante abbazia cistercense a partire dal 1320. Da questa data infatti la storia di Buonsollazzo si legò a quella dell’importante monastero di San Salvatore a Settimo, alle porte di Firenze, con il quale si trovò ad essere uno tra i primi rappresentanti della presenza cistercense in area fiorentina nel Trecento. Un aspetto interessante da rivalutare è sicuramente il ruolo che Buonsollazzo si è trovato a rivestire nel corso dei secoli, non solo quale filiazione di un’importante abbazia cistercense a partire dal 1320 in area fiorentina, ma anche quale importante centro religioso della zona. Un ruolo che con l’epoca moderna è venuto sicuramente meno, ma che in passato deve aver avuto un peso rilevante nel contesto territoriale, non solo come antico centro religioso e ospedaliero, insieme alle pievi di San Piero a Vaglia e di Santa Felicita a Faltona e all’altro complesso monasteriale di Montesenario, ma anche in relazione alla gestione che i monaci cistercensi attuarono sul territorio; interessante a questo proposito constatare che ancora oggi molte località della zona (se non addirittura quasi tutte) mantengono gli antichi toponimi dei poderi che dipendevano dal monastero per la gestione dei terreni.
    Altro aspetto interessante che attende ancora di essere indagato è sicuramente il discorso legato alle proprietà che i cistercensi avevano nel Mugello. Dai libri monastici che ho avuto modo di consultare è emerso che tra Vicchio e Cafaggiolo i monaci possedevano case, mulini e terre che fruttavano entrate al monastero. Attraverso le carte appartenute a Buonsollazzo sarebbe quindi possibile ricostruire le varie dinamiche relative a molti aspetti della sua storia ancora poco indagata, in relazione anche ad una più ampia panoramica storica del territorio del Mugello.La conoscenza storica e architettonica si renderebbero utili, e nel caso di Buonsollazzo assumerebbero un valore particolare, anche ai fini del discorso conservativo del complesso stesso, e anzi diventerebbero il presupposto fondamentale per il recupero e la salvaguardia delle strutture che ancora oggi esistono.

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