Applicazione di tecniche di biostabilizzazione alla frazione organica di rifiuti solidi urbani: bilancio economico ed ambientale in due diversi scenari gestionali
Autore
Gianluca Ferrari - Università degli Studi di Milano - [1996-97]
Documenti
Abstract
APPLICAZIONE DI TECNICHE DI BIOSTABILIZZAZIONE ALLA FRAZIONE ORGANICA DI RIFIUTI SOLIDI URBANI: BILANCIO ECONOMICO ED AMBIENTALE IN DUE DIVERSI SCENARI GESTIONALI
RILEVANZA AMBIENTALE DEL PROBLEMA
Con le recenti disposizioni legislative emanate sia a livello nazionale che a livello regionale non sarà più possibile creare nuove discariche che accoglieranno il rifiuto solido urbano tal quale.
Sorge quindi il problema di studiare soluzioni alternative allo smaltimento in discarica che consentano di recuperare materiali utili e/o il contenuto energetico dei rifiuti. Tra le numerose proposte sperimentate quella di separare i rifiuti, in una frazione “umida” da avviare dopo trattamento opportuno al settore agricolo e in una frazione “secca” il cui potere calorico consenta una conveniente termodistruzione, rappresenta la soluzione che ad oggi appare la più opportuna.
Alla base di tutto questo è necessario impostare un sistema di raccolta differenziata secco-umido alla fonte degli RSU, che consenta di ottenere una frazione umida (prevalentemente organica) da biostabilizzare e sottoporre a processo di compostaggio ed una frazione secca che andrà incontro a destini diversi secondo la tipologia del materiale (riciclaggio per plastiche, carta e vetro; termodistruzione per materiali poliaccoppiati, plastiche non riciclabili, ecc).
Il compostaggio è un processo di biostabilizzazione aerobica applicata alla gestione delle frazioni organiche dei flussi di RSU, fanghi di origine agroindustriale e componente vegetale derivante dallo sfalcio del verde.
Il compost è il prodotto del processo aerobico di stabilizzazione biologica controllata in fase solida di scarti, residui e rifiuti organici fermentescibili, in condizioni che garantiscano il passaggio spontaneo attraverso uno stadio termofilo. Alla base vi sono reazioni prevalentemente biossidative, promosse dai microrganismi aerobi naturalmente associati ai substrati sottoposti al trattamento.
In generale possiamo definire due differenti categorie di prodotti finali derivanti dal processo di stabilizzazione biologica aerobica delle biomasse umide, di composizione prevalentemente organica. Quelli derivanti da un sistema di raccolta differenziata spinta secco-umido come compost, quelli derivanti dalla selezione meccanica post raccolta del rifiuto tal quale come frazione organica stabilizzata (FOS).
APPROCCIO AL PROBLEMA
Lo studio interessa due tipi di impianti di compostaggio che trattano rifiuti di origine diversa.
1. Impianto “Cassiopea”: compostaggio di biomasse provenienti dalla frazione organica di RSU derivanti da raccolta differenziata alla fonte (compost).
2. Impianto “Pegaso”: compostaggio di biomasse provenienti dalla frazione organica di RSU derivanti da separazione post raccolta del rifiuto tal quale (FOS).
Il lavoro è articolato in una prima parte analitica in cui si prendono in considerazione parametri di tipo:
· Agronomico: umidità, sostanza organica, pH, salinità, forme di azoto, potassio e fosforo, cationi (calcio, magnesio e sodio), anioni (cloruri e solfati). L’azoto si è determinato mediante titolazione di un estratto posto in digestore Kjeldahl, il fosforo mediante spettrofotometro a 650 nm, i cationi mediante spettrofotometro ad assorbimento atomico e gli anioni mediante titolazione e colorimetro.
· Tossicologico: metalli pesanti mediante spettroscopia ad assorbimento atomico (Arsenico, Cadmio, Cromo, Nichel, Piombo, Rame e Zinco).
· Respirometrico: indice biologico di stabilità tramite una metodica messa a punto dalla Regione Piemonte
· Fisico e idrologico: densità apparente e reale, porosità e curva di ritenzione idrica.
Questi riscontri analitici hanno permesso di valutare la qualità e la compatibilità ambientale del materiale compostato in modo da poter indicarne il destino finale.
RILEVANZA AMBIENTALE DEL PROBLEMA
Con le recenti disposizioni legislative emanate sia a livello nazionale che a livello regionale non sarà più possibile creare nuove discariche che accoglieranno il rifiuto solido urbano tal quale.
Sorge quindi il problema di studiare soluzioni alternative allo smaltimento in discarica che consentano di recuperare materiali utili e/o il contenuto energetico dei rifiuti. Tra le numerose proposte sperimentate quella di separare i rifiuti, in una frazione “umida” da avviare dopo trattamento opportuno al settore agricolo e in una frazione “secca” il cui potere calorico consenta una conveniente termodistruzione, rappresenta la soluzione che ad oggi appare la più opportuna.
Alla base di tutto questo è necessario impostare un sistema di raccolta differenziata secco-umido alla fonte degli RSU, che consenta di ottenere una frazione umida (prevalentemente organica) da biostabilizzare e sottoporre a processo di compostaggio ed una frazione secca che andrà incontro a destini diversi secondo la tipologia del materiale (riciclaggio per plastiche, carta e vetro; termodistruzione per materiali poliaccoppiati, plastiche non riciclabili, ecc).
Il compostaggio è un processo di biostabilizzazione aerobica applicata alla gestione delle frazioni organiche dei flussi di RSU, fanghi di origine agroindustriale e componente vegetale derivante dallo sfalcio del verde.
Il compost è il prodotto del processo aerobico di stabilizzazione biologica controllata in fase solida di scarti, residui e rifiuti organici fermentescibili, in condizioni che garantiscano il passaggio spontaneo attraverso uno stadio termofilo. Alla base vi sono reazioni prevalentemente biossidative, promosse dai microrganismi aerobi naturalmente associati ai substrati sottoposti al trattamento.
In generale possiamo definire due differenti categorie di prodotti finali derivanti dal processo di stabilizzazione biologica aerobica delle biomasse umide, di composizione prevalentemente organica. Quelli derivanti da un sistema di raccolta differenziata spinta secco-umido come compost, quelli derivanti dalla selezione meccanica post raccolta del rifiuto tal quale come frazione organica stabilizzata (FOS).
APPROCCIO AL PROBLEMA
Lo studio interessa due tipi di impianti di compostaggio che trattano rifiuti di origine diversa.
1. Impianto “Cassiopea”: compostaggio di biomasse provenienti dalla frazione organica di RSU derivanti da raccolta differenziata alla fonte (compost).
2. Impianto “Pegaso”: compostaggio di biomasse provenienti dalla frazione organica di RSU derivanti da separazione post raccolta del rifiuto tal quale (FOS).
Il lavoro è articolato in una prima parte analitica in cui si prendono in considerazione parametri di tipo:
· Agronomico: umidità, sostanza organica, pH, salinità, forme di azoto, potassio e fosforo, cationi (calcio, magnesio e sodio), anioni (cloruri e solfati). L’azoto si è determinato mediante titolazione di un estratto posto in digestore Kjeldahl, il fosforo mediante spettrofotometro a 650 nm, i cationi mediante spettrofotometro ad assorbimento atomico e gli anioni mediante titolazione e colorimetro.
· Tossicologico: metalli pesanti mediante spettroscopia ad assorbimento atomico (Arsenico, Cadmio, Cromo, Nichel, Piombo, Rame e Zinco).
· Respirometrico: indice biologico di stabilità tramite una metodica messa a punto dalla Regione Piemonte
· Fisico e idrologico: densità apparente e reale, porosità e curva di ritenzione idrica.
Questi riscontri analitici hanno permesso di valutare la qualità e la compatibilità ambientale del materiale compostato in modo da poter indicarne il destino finale.
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