Risorse pubbliche e Diritti: l'ottima applicazione degli standard legislativi
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Emilia De Rosa - Università degli Studi di Salerno - [2004-05]
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  • Bibliografia
  • Tesi completa: 170 pagine
  • Abstract
    Economia criminale (economic theory of criminal behaviour) è il nome coniato negli anni Settanta in innovativi studi svolti dall’illustre economista americano Gary Becker [1968].
    Lungo le orme dell’imposizione metodologica beckeriana, si sono sviluppati una serie di studi teoretici ed empirici, che hanno arricchito la letteratura economica del crimine.
    Tutti gli studi, comunque, partono dall’assunto (elaborato da Becker) che alla base della decisione di intraprendere un crimine ci sia un forte elemento di calcolo, perciò l’atto criminale viene visto come il risultato di una decisione individuale basata su un’analisi costo-beneficio, in cui il “prezzo” del crimine gioca un ruolo rilevante
    In questo lavoro, individuate, in primis, le caratteristiche salienti della riflessione beckeriana, si analizzerà il mercato del crimine per poi trattare quelle che per Becker sono le politiche pubbliche repressive ottimali, capaci di minimizzare i danni e i costi sociali derivabili dalla trasgressione della legge. Si studierà, poi nella seconda parte, in che modo lo Stato, incaricato di tutelare i diritti dei cittadini e di far rispettare le leggi, riesca a svolgere tale compito.
    Il sistema economico, in quanto dominato da fenomeni quali asimmetrie informative e pericoli di monopolio, è soggetto a fallimenti di mercato; di qui sorge la necessità che lo Stato regoli i vari settori economici ed imponga degli standard legislativi che assicurino ai cittadini almeno la tutela minima dei diritti generalmente riconosciuti.
    Ovviamente, tale compito non è né facile, né privo di costi, in quanto, lo Stato, agisce proprio come tutti gli altri operatori economici razionali, che prendono delle decisioni e sono sottoposti ad un vincolo di bilancio.
    Dal momento che le risorse raccolte dallo Stato, provengono dall’imposizione fiscale, si giunge alla conclusione che le libertà individuali dipendono strettamente dalla vigorosa azione del governo diretta a tassare e a spendere e, cioè, dalla sua capacità di allocare efficientemente le risorse scarse a disposizione.
    Tuttavia, bisogna osservare, che siccome l’attività svolta dallo Stato si presenta discrezionale, non è detto che esso abbia sempre l’obiettivo di massimizzare il benessere della società. Attraverso un modello teorico, infatti, si analizzeranno le implicazioni, da un punto di vista microeconomico, del caso in cui il governo risulta benevolo, rispetto ad una situazione in cui i funzionari pubblici sono corruttibili, oppure è lo stesso governo ad essere “egoista”.
    L’analisi si conclude con un’applicazione empirica avente ad oggetto gli standard ambientali; essa verifica le relazioni emerse dal modello formale. Tali relazioni, come sarà possibile osservare, si dimostrano abbastanza stabili.
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