L'idrogeno, combustibile inesauribile
Un'analisi dei pro e contro dei nuovi carburanti alternativi

[14/02/2007]
L'idrogeno, combustibile inesauribile I giacimenti di petrolio si esauriranno in dieci anni. ALT, retromarcia: si esauriranno in venti anni…anzi NO, in cento anni.
Questo allarmismo, quasi meramente di tipo speculativo, ciclicamente supportato da qualche pallido report di tipo scientifico, ha però in sé stesso un germe di verità, ovvero che le risorse di tipo petrolifero prima o poi si esauriranno; per arrivare a questa logica deduzione, basta riflettere sull’incremento dei consumi del prodotto delle estrazioni, dalla quasi nullità di due secoli fa ai trenta miliardi di barili l’anno (se si guarda al 2006), in un così breve lasso di tempo, quasi insignificante rispetto ai decisamente ultrantropici tempi di formazione di nuovi giacimenti.
Detto questo, l’intelletto umano, a fronte di un rischio, razionalmente sviluppa alternative, alcune pittoresche e folcloristiche, come l’olio di semi di soia e rapa, il bioetanolo e i carburanti derivati dal carbone tramite Fisher-Tropsh, altre realistiche come il metano e l’idrogeno, i più realisticamente adottabili, nella loro rigenerabilità nei giorni a venire.
Va detto che, se però è vero che il metano è rigenerabile, il metodo riportato da Piero Angela nel suo libro “Alfa e Beta” per raddoppiarne la quantità nelle sacche sotterranee ove esso è sito non risulta esattamente ortodosso: gli scienziati hanno infatti determinato che per innescare un’adeguata reazione radicalica che possa creare nuove molecole, vi sarebbe la necessità di esplosioni di cariche nucleari da un megatone…il che, fondamentalmente, risulterebbe per altri versi molto svantaggioso.
Per naturale esclusione quindi, l’unico candidato adatto ad avere il difficile compito di sostituto del greggio, è l’idrogeno, il quale in un primo momento è stato indicato con eccessiva enfasi come “la soluzione di tutti i mali”, in un secondo tempo osteggiato a causa della difficile “maneggiabilità” e delle scarse rese iniziali ed infine, nell’arco degli ultimi due anni, nuovamente motivo centrale di attenzione e speranze della comunità scientifica.
Vanno quindi valutati i pro e i contro di questo peculiare elemento:
- riproducibilità tramite diversi processi, ultimamente messi a punto, molto più economici e pratici rispetto al classico steam reforming (o estrazione dal vapore), tra cui anche la fotolisi, che sfrutta l’energia solare.
- L’idrogeno produce una quantità di energia per unità di peso che è 2, 5 volte inferiore al metano, ma grazie al suo altrettanto inferiore peso molecolare fluisce attraverso una tubazione ad una velocità 2, 8 volte superiore, dunque in seguito a questa caratteristica nell’unità di tempo l’idrogeno consegnerebbe all’incirca la stessa quantità di energia del metano.
- La totale riduzione di emissioni dannose, quali CO2, NOx e PM10, grazie anche alla parziale miscelazione dell H2 con altri carburanti tradizionali.

- La difficoltà di stoccaggio, ora ridotte a dire il vero dalla forte sperimentazione degli ultimi due anni, nonostante la possibilità di essere immagazzinato in forma gassosa, liquida o di idruri metallici.

- La facile reattività dell’idrogeno se portato ad alte temperature e la necessità di mantenerlo isolato dall’ossigeno, per non innescare reazioni atomiche incontrollabili.

E’ notizia di questi giorni che il CNR, Ente di Ricerca Italiano, abbia sviluppato nuovi prototipi di conversione da GPL ad idrogeno per edifici di tipo residenziale che finalmente abbiano dei costi di tipo assolutamente commerciabile, ma come nella maggior parte dei casi, il limite della produzione dell’idrogeno è ancora nello sfruttamento delle fonti di energia tradizionale per ottenere processi di produzione a basso costo, limite che attualmente risulta essere ancora il più grande ostacolo alla trasformazione dei sistemi di locomozione a combustibile tradizionale in sistemi a combustione innovativa.
Va comunque sottolineato che gli sforzi di ricerca da parte delle diverse nazioni lascia ben sperare per il futuro prossimo, soprattutto guardando all’esempio dell’Islanda, la quale, grazie anche alla sua peculiare conformazione e geomorfologia, può sfruttare diverse fonti per ottenere idrogeno a bassissimo costo, a confronto del molto più elevato costo di importazione del petrolio, di cui invece è totalmente sfornita; in base a questo, gli organi statali, adeguatamente supportati dall’ambiente scientifico locale, hanno stabilito che, entro il 2050, l’Islanda sarà la prima nazione “totalmente alimentata ad idrogeno”.

Per maggiori approfondimenti si rimanda a:
· (IT) Jeremy Rifkin, Economia all'idrogeno, 2002. Ediz. Mondadori. Traduzione di Paolo Canton.
· (EN) Joseph J. Romm The Hype about Hydrogen, Fact and Fiction in the Race to Save the Climate, 2004. pubblicato da Island Press
· http: //newton. corriere. it/PrimoPiano/News/2005/11_Novembre/21/cnr. shtml
· http: //www. galileo2001. it/materiali/documenti/Franco_Battaglia/idrogeno_utopia. php
· Piero Angela, Alfa e Beta, Mondadori, 2001


Federico Buccarella
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