I telefoni cellulari, allo stato attuale fanno da lettori musicali, gps, lettori di codice a barre macchine fotografiche ed altre mille funzioni: tra breve, saranno in grado di spiegare il significato e l'uso delle parole che non si conoscono. L'idea, che unirebbe i vecchi vocabolari elettronici agli ormai familiari smartphone, ha buone potenzialità, anche sotto il profilo commerciale: l'ingegnere saluzzese Gianni Benedetto l'ha brevettata, con molta lungimiranza e non senza un po' di ottimismo. Il sistema da lui strutturato è un software che permette di memorizzare circa 55mila vocaboli e di ricercarli con un sistema di riconoscimento vocale. Il tutto su uno spazio di memoria di 10 Mb, inseribile quindi in una memory card da mettere nel cellulare.
Il funzionamento di Vocacell (questo il nome del software) è più o meno questo: se ci si imbatte in un termine sconosciuto, si chiede aiuto al suo cellulare: pronuncia con voce chiara nel microfono la parola che vuole conoscere; la risposta a quel punto può arrivare in due modi, a scelta dell'utente: o un testo, come fosse un sms, oppure un messaggio vocale che legge all'utente la spiegazione richiesta. Il software brevettato da Benedetto è in grado di "girare" su tutti i modelli dei telefonini di nuova generazione e sui palmari e può essere esteso ad lingue europee oltre a quella italiana.