Gas naturale, un’Europa assetata si confronta con i paesi produttori
Un utile faccia a faccia di domanda e offerta per un mercato in continua crescita
[15/11/2007]
Ministri e rappresentanti delle società di Paesi produttori di gas hanno affrontato il tema della crescente necessità di gas in Europa e l’esigenza di diversificare le fonti di approvvigionamento, durante una sessione speciale del 20° Congresso Mondiale dell’Energia.
Mohamed Méziane, Ceo dell’algerina Sonatrach, uno dei quattro produttori di energia presenti, ha chiesto l’apertura del mercato europeo prima di sottolineare che “la sicurezza dell’approvvigionamento deve essere accompagnata dalla sicurezza della domanda. È un processo a due vie”.
Anatoly Yanovsky, vice ministro dell’industria e dell’energia della Federazione russa, ha detto: “È vitale una progressiva liberalizzazione; l’unico modo per garantire gli interessi dei produttori è assicurare che i loro costi siano compatibili con gli interessi e gli obiettivi dei consumatori”.
Nell’evidenziare i problemi che l’Europa dovrà affrontare nel futuro, l’amministratore delegato di Eni Paolo Scaroni ha detto: “L’Europa attualmente consuma 600 miliardi di metri cubi di gas all’anno, di cui 300 sono importati. Ma da qui al 2020 le importazioni sono destinate a raddoppiare a 600 miliardi di metri cubi di gas. Una quantità che addirittura supera l’intera produzione di gas della Russia”.
Ecco perché, sottolinea Scaroni, “abbiamo bisogno di enormi investimenti per affrontare la crescente domanda di gas, sia nel settore upstream, che nelle infrastrutture e nel GNL (gas naturale liquefatto), un settore in cui l’Europa compete con il resto del mondo perché le navi possono trasportarlo ovunque”.
Col raddoppio della domanda di gas in Europa, sostiene Shokri Ghanem, segretario del People’s Committee e presidente della Noc libica, sono molto importanti “trattative pacifiche” tra l’Europa, il Medio Oriente e l’Africa nella ricerca di nuove fonti di gas e per incoraggiare investimenti nel settore. Ghanem ha indicato come esempio il contratto da 28 miliardi di euro in dieci anni, tra Libia e l’Eni, come un esempio in cui la cooperazione può portare a mutui benefici.
Il Kazakhstan, appena entrato nell’ambito dei paesi produttori di gas, ha sottlineato il suo impegno per fornire il gas all’Europa. Sauat Mynbayev, ministro per l’Energia e le risorse naturali del Paese, ha detto ai delegati che crede che sia possibile un accordo con la Federazione russa sui progetti per un gasdotto che attraversi il Paese. “Abbiamo bisogno di raggiungere un accordo sulla parte economica di questo progetto. Deve essere economicamente conveniente da realizzare. Sono stati indentificati anche altri percorsi alternativi, come quello attraverso il Mar Caspio”, ha concluso.
Concludendo, il moderatore Jonathan Stern, direttore della ricerca sul gas all’Oxford Institute of Energy studies, ha chiesto ai delegati se c’è qualcosa di positivo da dire sul terzo pacchetto legislativo della Commissione Europea. Solo Méziane ha detto che la questione è aperta alla discussione.
Mohamed Méziane, Ceo dell’algerina Sonatrach, uno dei quattro produttori di energia presenti, ha chiesto l’apertura del mercato europeo prima di sottolineare che “la sicurezza dell’approvvigionamento deve essere accompagnata dalla sicurezza della domanda. È un processo a due vie”.
Anatoly Yanovsky, vice ministro dell’industria e dell’energia della Federazione russa, ha detto: “È vitale una progressiva liberalizzazione; l’unico modo per garantire gli interessi dei produttori è assicurare che i loro costi siano compatibili con gli interessi e gli obiettivi dei consumatori”.
Nell’evidenziare i problemi che l’Europa dovrà affrontare nel futuro, l’amministratore delegato di Eni Paolo Scaroni ha detto: “L’Europa attualmente consuma 600 miliardi di metri cubi di gas all’anno, di cui 300 sono importati. Ma da qui al 2020 le importazioni sono destinate a raddoppiare a 600 miliardi di metri cubi di gas. Una quantità che addirittura supera l’intera produzione di gas della Russia”.
Ecco perché, sottolinea Scaroni, “abbiamo bisogno di enormi investimenti per affrontare la crescente domanda di gas, sia nel settore upstream, che nelle infrastrutture e nel GNL (gas naturale liquefatto), un settore in cui l’Europa compete con il resto del mondo perché le navi possono trasportarlo ovunque”.
Col raddoppio della domanda di gas in Europa, sostiene Shokri Ghanem, segretario del People’s Committee e presidente della Noc libica, sono molto importanti “trattative pacifiche” tra l’Europa, il Medio Oriente e l’Africa nella ricerca di nuove fonti di gas e per incoraggiare investimenti nel settore. Ghanem ha indicato come esempio il contratto da 28 miliardi di euro in dieci anni, tra Libia e l’Eni, come un esempio in cui la cooperazione può portare a mutui benefici.
Il Kazakhstan, appena entrato nell’ambito dei paesi produttori di gas, ha sottlineato il suo impegno per fornire il gas all’Europa. Sauat Mynbayev, ministro per l’Energia e le risorse naturali del Paese, ha detto ai delegati che crede che sia possibile un accordo con la Federazione russa sui progetti per un gasdotto che attraversi il Paese. “Abbiamo bisogno di raggiungere un accordo sulla parte economica di questo progetto. Deve essere economicamente conveniente da realizzare. Sono stati indentificati anche altri percorsi alternativi, come quello attraverso il Mar Caspio”, ha concluso.
Concludendo, il moderatore Jonathan Stern, direttore della ricerca sul gas all’Oxford Institute of Energy studies, ha chiesto ai delegati se c’è qualcosa di positivo da dire sul terzo pacchetto legislativo della Commissione Europea. Solo Méziane ha detto che la questione è aperta alla discussione.
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