Polvere lunare: come pulire (e pulirsi)
Una seria problematica per astronauti e progettisti
[19/03/2007]
La polvere lunare è insidiosa e soprattutto rimane a lungo nei polmoni, creando i presupposti per seri danni alla salute. Così, prima di tornare a visitare il satellite terrestre, occorre fare pulizia, visti i rischi corsi da Neil Armstrong, che ci scivolò sopra e degli astronauti dell’Apollo, che ebbero seri problemi di irritazione agli occhi ed alle vie respiratorie: questo perché mancavano le camere d’equilibrio (strutture ideali per una rapida sedimentazione delle polveri, nonché spazi di passaggio isolati fra l’esterno e l’interno della navetta spaziale). Gli studiosi della BAE Systems, un contractor della Nasa, sono totalmente fiduciosi nei confronti della risoluzione del problema entro la prossima missione, come riporta il New Scientist.
Esistono infatti altre tecniche che potrebbero essere sfruttate, trale quali vi è anchela CO2 liquida, usata già per la pulizia, tramite getti ad alta pressione, per la pulizia di diversi mezzi “dust-friendly”; questa metodologia presenta però alcune problematiche, soprattutto nel rapporto costo/beneficio.
Attualmente prevale una diversa linea di “lotta” nei confronti di queste particelle altamente abrasive, che godono di una eccezionale compattezza, in quanto, essendo polarizzate, godono del legame intermolecolare di Van Der Waals, ma è anche il loro punto debole: gli agglomerati si possono infatti “deviare” e rimuovere sfruttando la magnetizzazione dei filtri e creando delle sezioni appositamente magnetizzate nelle tute, al fine di costituire degli “spot” sacrificali ove convogliare le polveri, le quali vengono poi separate dagli indumenti e dalla strumentazione nelle precedentemente citate camere di equilibrio, tramite filtri e getti di aria compressa, rendendo l’ambiente interno totalmente pulito ed immune da contagio.
Esistono infatti altre tecniche che potrebbero essere sfruttate, trale quali vi è anchela CO2 liquida, usata già per la pulizia, tramite getti ad alta pressione, per la pulizia di diversi mezzi “dust-friendly”; questa metodologia presenta però alcune problematiche, soprattutto nel rapporto costo/beneficio.
Attualmente prevale una diversa linea di “lotta” nei confronti di queste particelle altamente abrasive, che godono di una eccezionale compattezza, in quanto, essendo polarizzate, godono del legame intermolecolare di Van Der Waals, ma è anche il loro punto debole: gli agglomerati si possono infatti “deviare” e rimuovere sfruttando la magnetizzazione dei filtri e creando delle sezioni appositamente magnetizzate nelle tute, al fine di costituire degli “spot” sacrificali ove convogliare le polveri, le quali vengono poi separate dagli indumenti e dalla strumentazione nelle precedentemente citate camere di equilibrio, tramite filtri e getti di aria compressa, rendendo l’ambiente interno totalmente pulito ed immune da contagio.
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