Ocse e biocarburanti: un rapporto difficile
L'OCSE nega sussidi ai biocarburanti
[28/09/2007]
L'Ocse boccia i sussidi per i biocarburanti. In uno studio distribuito agli addetti ai lavori dei 30 stati membri l'Organizzazione mette in guardia sul fatto che gli aiuti statali per i biocarburanti causeranno penuria nei prodotti alimentari, favoriranno la distruzione degli habitat naturali senza avere che un minimo impatto sul cambiamento climatico. Anche nel migliore degli scenari, sottolinea il documento, i biocarburanti potranno garantire entro il 2050 solo una diminuzione del 3% dell'energia responsabile della produzione di emissioni di CO2. Inoltre, aggiunge lo studio, anche questo piccolo beneficio dovrà essere pagato a caro prezzo perchè "senza sussidi, la maggior parte dei biocarburanti non possono competere con i prezzi dei prodotti petroliferi in molte regioni del mondo".
Negli Stati Uniti, per esempio, si spendono ogni anno circa sette miliardi di dollari per sostenere la produzione di etanolo e,in questo modo, per ogni tonnellata di Co2 che non si immette nell'aria i contribuenti pagano 500 dollari. Un costo che in Europa potrebbe salire fino a dieci volte tanto. Gli autori dello studio non hanno dubbi; le attuali politiche di sostegno e di tariffe protette spingeranno i proprietari terrieri ad orientarsi dall'attuale produzione destinata all'alimentazione umana e degli animali a quella di biomassa energetica, spingendo l'acceleratore sui prezzi dei prodotti agroalimentari. La politica dei sussidi, quindi, va abbandonata a favore di investimenti nella ricerca sui biocarburanti di seconda generazione.
Lo studio assesta un duro colpo alla recente decisione comunitaria, per cui nel 2020 i biocarburanti dovranno rappresentare il 10% di tutti i carburanti usati per il trasporto. Sostiene, infatti, che le attuali politiche di sostegno scommettono solo su una tecnologia a scapito di un' ampia varietà di differenti carburanti e prodotti energetici proposti come possibili opzioni per il futuro. Si insiste sul fatto che i governi nazionali dovrebbero smettere di creare nuovi mandati per i biocarburanti e impegnarsi a studiare il modo di eliminare gli esistenti, rimpiazzandoli preferibilmente con politiche, come una tassa sul carbonio, a favore di tecnologie neutre.
Negli Stati Uniti, per esempio, si spendono ogni anno circa sette miliardi di dollari per sostenere la produzione di etanolo e,in questo modo, per ogni tonnellata di Co2 che non si immette nell'aria i contribuenti pagano 500 dollari. Un costo che in Europa potrebbe salire fino a dieci volte tanto. Gli autori dello studio non hanno dubbi; le attuali politiche di sostegno e di tariffe protette spingeranno i proprietari terrieri ad orientarsi dall'attuale produzione destinata all'alimentazione umana e degli animali a quella di biomassa energetica, spingendo l'acceleratore sui prezzi dei prodotti agroalimentari. La politica dei sussidi, quindi, va abbandonata a favore di investimenti nella ricerca sui biocarburanti di seconda generazione.
Lo studio assesta un duro colpo alla recente decisione comunitaria, per cui nel 2020 i biocarburanti dovranno rappresentare il 10% di tutti i carburanti usati per il trasporto. Sostiene, infatti, che le attuali politiche di sostegno scommettono solo su una tecnologia a scapito di un' ampia varietà di differenti carburanti e prodotti energetici proposti come possibili opzioni per il futuro. Si insiste sul fatto che i governi nazionali dovrebbero smettere di creare nuovi mandati per i biocarburanti e impegnarsi a studiare il modo di eliminare gli esistenti, rimpiazzandoli preferibilmente con politiche, come una tassa sul carbonio, a favore di tecnologie neutre.
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